mercoledì 6 ottobre 2010

Il nostro PD




Quando quelle famose primarie del 14 ottobre sancirono la nascita ufficiale del PD, le nostre asettative erano enormi. Si usava un'altra terminologia:codice etico, rinnovamento, quote rosa, partecipazione, primarie, cumulabilità di incarichi, insomma nello stesso tempo che Obama faceva sognare anche per l'Italia un'altra politica.


A qualche anno di distanza non vi nascondo che tante aspettative si sono ridimensionate, soprattutto a livello locale e provinciale.


Sono molto deluso e trovo difficile capire come mai alle ultime elezioni regionali il Cons. comunale Damiano Totaro e il suo staf facevano votare il PD e il Cons. Regionale Dino Marino.
Allora mi chiedo, quale credibilità può avere questo PD?
Come è possibile che si debba necessariamente raschiare il fondo?

Come possiamo avere credibilità se a Monte Sant'Angelo un'amministrazione ormai rattoppata si appoggia su questi politici dell'interesse che "all'occorrenza" si votano il consigliere regionale referente.
E' normale che in campagna elettorale Dino Marino viene a Monte nel suo comitato elettorale Benestare-Totaro e snobba completamente il Circolo cittadino?

Noi chiediamo i voti genuini per Pasquale Palumbo e loro gestiscono la cosa pubblica.

Ed è per questo che qualche mese fa ho rassegnato le dimissioni dalla dirigenza locale del PD.

Chi tutela la nostra faccia e la nostra credibilità?

Che dice il segretario provinciale di quanto accade?

E allora, o il PD si appropria di quella terminologia fatta di valori e di contenuti, cerca di assolve il ruolo di partito unitario e compatto oppure questo comitato elettorale sarà destinato al fallimento.

Molte volte ho chiesto di prendere ufficialmente le distanze da questo modo di fare, dai trasformismi e dalle ecisioni prese altrove, tante volte ho messo la faccia, ma ora o si cambia passo oppure siamo anche noi come il Pdl.

C'è bisogno di ritrovare forma e soatanza. Modi di essere e di fare.

Metodi e non solo mezzi per conseguire cariche politiche.

Con questo però oggì non mollo, non rinuncio a quanto abbiamo già costruito. C'è ancor tanto da fare.
Lo so che ci vuole tempo, ma la storia ci darà ragione.

Antonio Rignanese

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