lunedì 20 aprile 2009

La matita!


Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. A un certo punto, le domandò:”Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me.”
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote
E’ vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto.”
Incuriosito il bambino guardò la matita, senza trovare alcunché di speciale.
“Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!”
“Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell’esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.“
Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi.
“Dio”: ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la Sua volontà.
“Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E’ un’azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
“Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere un’azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.
“Quarta qualità: ciò che è realmente importante della matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
“Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione.”

(Paulo Coelho: “Sono come il fiume che scorre”)

martedì 14 aprile 2009

La scuola di oggi è società di domani


(Relazione al seminario del 7 aprile)

Perché questo titolo? Abbiamo voluto utilizzare questo slogan perché racchiude in se il senso del ruolo che si deve dare al sistema formativo.
In tutte premesse dei programmi ministeriali c’è un filo conduttore comune: la “formazione dell’uomo e del cittadino”
Ma quale uomo e quale cittadino hanno in mente il Min. Tremonti e il Min. Brunetta? E ancora, quale uomo e quale cittadino ha in mente la Gelmini?
Questo governo tende all’essenzializzazione della scuola pubblica a tutto vantaggio della scuola privata.
Il Governo Berlusconi ha iniziato il suo percorso di demolizione della scuola pubblica partendo dall’ all’art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 (Finanziaria estiva) “…nel triennio 2009-2011 una riduzione complessiva del 17% della consistenza numerica della dotazione organica determinata per l'anno scolastico 2007/2008.”…“devono derivare per il bilancio dello Stato economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l'anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l'anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l'anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012. (8 Miliardi di euro)
Stiamo parlando di un provvedimento legislativo di carattere FINANZIARIO che va verso il contenimento della spesa pubblica.
La Gelmini nel suo “Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, prevede in tre anni a partire dal 2009 la riduzione di 87.400 docenti e 44.500di personale ATA.
A partire da settembre 2009, si ridurranno 50.000 unità tra docenti e ATA, si calcola che a 20.000 docenti precari e 15.000 di precari ATA non saranno riconfermati gli incarichi annuali.
Da una parte il governo Prodi prevedeva la stabilizzazione di 150.000 precari (di cui 50.000 immessi in ruolo entro il settembre 2007).
Dall’altra parte riduzione e tagli.
Vedete, la riduzione del numero dei docenti così coma sarà attuata, non è un problema esclusivamente sindacale, ma è fondamentalmente un problema didattico e pedagogico.
Ridurre il numero di insegnanti significa modificare radicalmente l’assetto organico con conseguenze gravi sulla CONTINUITA’ dell’insegnamento. Il cambiamento strutturale non sarà progressivo, ma coinvolgerà tutte le classi anche quelle intermedie.
Si alimenta così l’instabilità a scapito della qualità del servizio.
In questi giorni nella scuola si vive un clima di precarietà e di disagio diffuso, i docenti controllano le graduatorie d’istituto dei perdenti posto, partono ricorsi, si sfoderano le 104, vere e presunte, lo stesso accade per il personale ATA, e questo avviene in quasi tutte le scuola d’Italia.
I perdenti posto vivono ore di crisi esistenziale e di incertezza.
Questo disagio, che mette tutti contro tutti, si ripercuote inevitabilmente sulla qualità dell’insegnamento.
L’attacco alla scuola pubblica, mediatico prima e normativo poi, parte con l’operazione nostalgia che evoca il “maestro unico”. Ci ricordiamo ancora la telefonata in diretta a Porta a Porta della maestra della Gelmini. Si parla di grembiulino obbligatorio, il voto in condotta, …solo fumo negli occhi.
Si diffondono false informazioni:”Perché pagare tre maestri quando ne basta uno?”
Come insegnanti di scuola elementare siamo stati messi sul banco degli imputati e additati come coloro che vanno a scuola per passare tempo (…tre insegnanti per classe? …ma che fanno?). Come coloro che sono i fannulloni che rubano lo stipendio.
Si da inizio ad una pseudo riforma, anzi ad una “manutenzione” della scuola, così come loro stessi l’hanno indicata, con un decreto legge.
Il DL 137 che introduce il maestro unico, tra le altre novità, tratta gli insegnanti e la scuola allo stesso modo dei teppisti allo stadio. L’utilizzo del decreto legge se può essere utile per affrontare l’emergenza come ad esempio la “violenza negli stadi” e per modificare tutto e subito (esautorando il Parlamento), non è certo lo strumento migliore per agire in un contesto così complesso come quello della scuola.
Come se la scuola lasciata da Fioroni fosse una emergenza nazionale!
Questo decisionismo, che vuole dimostrare efficienza ed efficacia, non tiene minimamente conto del mondo pedagogico e accademico della scuola, non tiene minimamente conto del più moderno e accreditato pensiero psico-pedagogico.
La legge 148/’90 che introdusse il modulo nelle scuole elementari era stata preceduta da un triennio di sperimentazione. Si consideravano i bisogni formativi alla luce dei recenti “Programmi didattici“ del ’85 (scaturiti dalla commissione Fassino).
Le ragioni erano squisitamente pedagogiche.
Io sono entrato nel ’91 nella scuola elementare, contestualmente ai moduli, ricordo ancora la difficoltà di alcuni e l’entusiasmo di altri colleghi più anziani a lavorare per classi aperte, per gruppi e in compresenza.
Si ampliava l’offerta formativa, si aumentava il tempo scuola, si superava la figura dell’insegnante tuttologo.
Si usciva dalla “monade della classe” e si dava agli stessi insegnanti la possibilità di crescere, di sviluppare le proprie propensioni e attitudini (ambito Matemato-Sc; Linguistico; Antropologico).
Gli insegnanti dal confronto, dallo scambio di esperienze e di idee, nel modulo ottenevano, e per fortuna ancora si ottiene, quella formazione in itinere che porta al sapere, al saper fare e saper essere insegnante.
Sul maestro unico si potrebbero citare tante dichiarazioni sindacali ma il problema non è sindacale, si potrebbero snocciolare cifre e classifiche sulla nostra scuola elementare che ci viene invidiata e copiata in tante parti del mondo.
Ma credo sia importante citare un ordine del giorno delle maggiori Associazioni Pedagogiche italiane come la Siped – Società italiana di pedagogia; Sird – Società italiana di ricerca didattica; Cirse – Centro italiano di ricerca storico-educativa, Siref – Società italiana di ricerca educativa e formativa; che in un documento congiunto esprimono tutta la loro contrarietà alla figura del maestro unico.
Con il ritorno al maestro unico si vorrebbe incarnare l’UNITARIETA’ dell’insegnamento nella figura unica di riferimento.
Di contro si evidenzia:… “Il modulo organizzativo della scuola primaria…… prevedendo tre docenti su due classi, ha consentito ai docenti stessi un progressivo approfondimento dell’ambito disciplinare insegnato, ed è stata dunque una misura che è andata nella direzione di un irrobustimento dell’alfabetizzazione di base, oltre a garantire una pluralità di punti di vista preziosa per sviluppare l’intelligenza nella molteplicità delle sue forme.”
….Un solo maestro può limitare l’esperienza socio-affettiva degli alunni, che risulta invece arricchita dall’attuale pluralità di figure.”
“…Ritornare al maestro unico significherebbe, inoltre, indebolire la preparazione specifica dei docenti sui fondamenti dei diversi saperi, e quindi rendere più fragile ed incerta l’alfabetizzazione dei nostri allievi. Il tenore complessivo delle competenze realizzate dagli alunni nel corso della formazione scolastica verrebbe inevitabilmente a soffrirne. In prospettiva, il capitale intellettuale prodotto dal nostro sistema scolastico tenderebbe a diminuire, e con esso la competitività socio-economica del nostro Paese.”
(Invece si vuole tornare al classico Leggere, Scrivere e Far di conto)
Concludono “…Le associazioni pedagogiche chiedono, perciò, al Governo un serio e accurato ripensamento in merito alla questione della pluralità dei docenti nella scuola primaria.”
Un analogo parere è stato espresso dal CNPI
Dopo ampia motivazione esprime la più netta contrarietà anche il CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, nell’ Adunanza del 12 febbraio 2009, sullo schema di regolamento del Min. Gelmini.
Voglio solo citare le conclusioni:
“Il CNPI critica fortemente la scelta di fondo sottesa al Regolamento in quanto non coerente con le prerogative delle istituzioni scolastiche autonome, lese sui principi che regolano l’autonomia didattica, organizzativa, di ricerca, di sperimentazione e sviluppo secondo quanto disposto dal DPR 275/99.” (LEGGE SULL’AUTONOMIA delle Ist. Scolastiche varata dal centrosinistra)
“Il CNPI rileva come il Regolamento, nel prospettare un’ampia offerta di tempi scuola, possa alimentare nelle famiglie aspettative che, in assenza di congrue e correlate risorse, potranno difficilmente essere soddisfatte mettendo la scuola nella difficile situazione di dover riorientare le scelte e riorganizzare l’offerta.
Il CNPI ritiene, infine, che le criticità evidenziate compongono un quadro formativo che:
• compromette l’efficacia dell’offerta formativa nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo di istruzione;
• lede la dignità dell’istituzione scolastica pubblica
• non garantisce pari opportunità di offerta e di scelta sull’intero territorio nazionale. “

Ma se non sono state recepite tutte le istanze dei sindacati, del mondo scolastico (ricordo lo sciopero del 30 ottobre scorso, io c’ero e con me milioni di persone), e del mondo Accademico e Pedagogico, COME HANNO RISPOSTO LE FAMIGLIE alla luce della chiusura delle iscrizioni avvenute il 28 febbraio scorso?
QUALI SONO STATE LE LORO RICHIESTE, LE LORO ESIGENZE?
Considerato che a un mese di distanza non ci sono ancora dati ufficiali in merito -pubblicizzati e sbandierati- dal Ministero (il sintomo è che i dati sono a dir poco imbarazzanti), dai risultati emersi dalle iscrizioni, pare che il 56% delle famiglie ha chiesto le 30 ore e il 34% le 40 ore settimanali CON IL TEMPO PIENO, e soltanto il 3% ha scelto il modello breve a 24 ore settimanali.
Le famiglie bocciano in modo inequivocabile la riforma del maestro unico e la riduzione delle ore di lezione volute dal Governo.
Le famiglie hanno chiaramente bocciato la Gelmini.
C’è da chiedersi inoltre, visti gli impegni assunti dal premier per il tempo pieno, come faranno a garantire almeno 3500 classi a 40 ore con due insegnanti, occorrerebbero altri 7000 maestre?
Sarà però difficile assicurare al 90% delle famiglie il tempo prolungato senza ridurre i tagli previsti dalla Finanziaria. Noi del PD ci proviamo.
Come faranno i Comuni, sui quali si riversano i costi della scuola di base, a garantire le mense?
A Monte Sant’Angelo le tre scuole di base, hanno chiesto al Sindaco la mensa per la scuola primaria, ma tutti sappiamo che sarà solo una pia illusione!
Quest’anno l’amministrazione ha aumentato il costo del buono mensa a carico delle famiglie di circa il 50% e ha ridotto il numero dei giorni di erogazione del servizio mensa della scuola dell’infanzia.
Mi viene molto difficile immaginare che si possa portare il tempo pieno di 40 ore anche a Monte Sant’Angelo.
In questi giorni il quadro dei tagli sulla scuola si va definitivamente completando anche per la scuola media e per la scuola superiore.
Oggi il governo Berlusconi sta ponendo in essere un attacco frontale mirato e ideologico.
E’ un attacco mirato e ideologico verso il personale scolastico:
• perché gli insegnanti con la loro formazione umanistica hanno un orientamento politico di centro sinistra;
• perchè per la maggior parte donne; (99%-97%-65%)
• certamente perché per la maggior parte degli insegnanti sono meridionali
In questo quadro nazionale cosa accadrà a Monte Sant’Angelo dal 1° di settembre?
Studenti e famiglie avranno:
• meno ore di scuola;
• meno ore di compresenza e meno insegnamento individualizzato;
• meno visite guidate e viaggi d’istruzione;
• meno vigilanza e sicurezza;
… in compenso però si prevedono più alunni per classe.
Per Monte Sant’Angelo questo attacco al personale della scuola sarà certamente percepito anche nell’economia cittadina e le ripercussioni saranno significative.
Tanti sono i collaboratori, gli assistenti amministrativi i docenti e i dirigenti scolastici che operano nella scuola della provincia così come al nord del Paese.
Per certi aspetti possiamo affermare che noi di monte PRODUCIAMO ED ESPORTIAMO LA SCUOLA.
E’ per noi anche una fonte di reddito importante.
Noi del PD affidiamo alla scuola larghi compiti per la crescita di un Paese civile, democratico e al passo con le sfide dell’economia.
Investire sulla formazione oggi garantisce la crescita dell’uomo e del cittadino, ma anche di una posizione economica più vantaggiosa per il Paese.
Nell’economia globale che è basata sulla conoscenza, lo stato di salute del sistema socio-economico nazionale è legato al tenore delle competenze disciplinari e relazionali acquisiste dalle persone nei percorsi di formazione.
Il nostro Paese è di fronte ad una vera e propria sfida dell’istruzione.
Per affrontarla con successo la crisi occorre assicurare a tutti la padronanza delle conoscenze fondamentali dei saperi linguistici, storici e matematico-scientifici. Tale padronanza può essere garantita solo da un’alfabetizzazione forte fin dall’inizio della scuola primaria.
La crisi economica si combatte investendo sulla formazione e non tagliando
Anche perché i risparmi di oggi saranno i costi di domani.
Alla scuola si chiede di sviluppare l’ Ed alla legalità, l’ed. stradale, alla cittadinanza, l’ed sessuale e alla salute… tutto si chiede alla scuola in termini di informazione e di formazione, ed è opportuno che la scuola svolga questi compi.
E’ pertanto cruciale che questa istituzione e il mondo pedagogico siano messi nelle condizioni migliori per poter assolvere adeguatamente al loro compito.
In un importantissimo convegno della Società Italiana di Pedagogia e dell’Università Di Foggia svoltosi agli inizi del mese di Giugno dello scorso anno proprio a Monte Sant’Angelo i vari pedagogisti che si sono susseguiti (Baldacci, Elio Damiano, Frabboni, Scurati Chiosso) hanno rivendicato alla PEDAGOGIA il compito di avanzare analisi e proposte per una scuola contraddistinta da un’ispirazione pluralista e una logica autonoma.
Invece l’alternanza tra i poli politici ha ribadito ripetutamente logiche e indirizzi contrapposti.
E’ la pedagogia che deve elaborare un progetto-scuola caratterizzato da un proprio autonomo fondamento, indipendente dalle stagioni politiche.
L’autonomia della pedagogia, inoltre, è legata al suo pluralismo, alla sua indipendenza da ogni visione di parte, alla ricchezza e all’articolazione dei suoi paradigmi teorici.
Il PD non vuole fare della scuola il luogo dello scontro politico.
Voglio citare, solo passando, per esempio e senza rivangare sui vari errori politici dell’amministrazione Ciliberti, il fallito tentativo di accorpamento dei due Istituti comprensivi. Un accorpamento deciso e voluto da pochi contro la volontà del personale scolastico oltre che degli utenti, le famiglie.
In Consiglio Comunale il voto risicato della maggioranza è diventato per la Giunta di Ciliberti una questione di “fiducia” verso l’Amministrazione, una questione di vita o di morte. (e su questo gli amici di IdV mi potrebbero dare conferma)
Noi crediamo che il compito della politica è guidare il Paese o una comunità come la nostra coinvolgendo tutti i protagonisti.
Tutte le riforme sono destinate a fallire se non sono precedute da un percorso di condivisione e di coinvolgimento di coloro che sono i destinatari del processo stesso di riforma.
Sul tema della Formazione, in modo particolare sulla scuola superiore, noi del PD ci vogliamo confrontare.
Crediamo che non basta lanciare l’idea di una scuola alberghiera da costruire a Macchia, per rilanciare le sorti della scuola superiore di Monte Sant’Angelo, ma crediamo sia opportuno, cominciando da oggi, aprire un dialogo costruttivo per capire insieme di “quale formazione hanno bisogno i giovani montanari?”
In questi giorni noi del PD, con il segretario Franceschini, stiamo presentando il piano scuola e partiamo da una PETIZIONE POPOLARE, una raccolta di firme per chiedere con forza di poter portare in Parlamento le nostre controproposte che prevedono in parte quanto già ho esposto ma in modo particolare:
VOGLIAMO
• una scuola pubblica di qualità, più autonoma e radicata nel territorio;
• una scuola che valorizzi il merito e non lasci indietro nessuno;
• una scuola più sicura
INDIVIDUIAMO 5 EMERGENZE:
1. Soddisfare le richeste delle famiglie;
2. Assegnare risorse adeguate;
3. Bloccare l’espulsione di 87000 docenti e 44500 ATA;
4. EDIFICI SCOLASTICI più sicuri;
5. Evitare la chiusura delle piccole scuole.

PROPONIAMO
1. Gli studenti al primo posto: diritto alla studio e successo scolastico;
2. Piano straordinario di aggiornamento dei docenti;
3. Valutazione delle scuole e dei docenti;
4. Personale certo e stabile;
5. Sperimentazione per il miglior utilizzo delle risorse;
6. Riforma della scuola superiore e obbligo di istruzione a 16 anni.
7. Apprendimento per tutta la vita.
8. Stabilizzazione e indennità di disoccupazione per i precari stabilizzare 50.000 docenti e 10 mila ATA per altre due annualità così come era previsto dal precedente governo Prodi , un governo a favore della scuola!